Si conferma il primato dei ricavi televisivi di Sky in Italia. Il dato emerge dall'ultima relazione dell'Agcom, secondo cui nel 2013 il gruppo di Rupert Murdoch ha registrato in Italia un fatturato di 2,6 miliardi di euro, segnando un calo del 3,5% sull'anno prima. Il grosso dei ricavi - spiega l'Agcom - è arrivato dalla pay tv (2,3 miliardi), che sempre nel 2013 ha totalizzato in Italia una quota di mercato del 77,8%, contro il 79,1% del 2012. Più contenuto il calo dei ricavi della Rai che si colloca in seconda posizione con ricavi pari a 2,3 miliardi (-1,6%), mentre per quanto riguarda il gruppo Mediaset, lo scorso anno ha riportato ricavi per 2,2 miliardi, con una frenata dell'8,2%. La quota di mercato della pay tv del Biscione si è invece attestata al 19,1%, in crescita sul 2012 (17,6%). Una vera e propria impennata ha infine interessato Cairo Communication che nel 2013 ha visto i propri ricavi aumentare del 268,9% a 136 milioni di euro.
Lo scorso anno il fatturato dell'intero settore delle comunicazioni ha registrato un fatturato pari a 56,1 miliardi di euro, in calo di 5,4 miliardi (-9%) rispetto ai 61,4 del 2012 (quando si era registrato un calo sul 2011 del 6,7%). Una dinamica negativa - spiega l'Agcom - imputabile oltre che alla generale crisi del settore, dal calo dei prezzi dei servizi. Nel dettaglio, lo scorso anno il comparto Tlc ha registrato un calo di fatturato del 10,7% a 34,4 miliardi, affossato in gran parte dal crollo del fatturato sulla rete mobile (-13,8%). Il valore del comparto media (radio, tv, internet, quotidiani e periodici) si è attestato invece a 14,7 miliardi (-6,9%), spinto al ribasso soprattutto dai periodici (-17,2%) e dai quotidiani (-7%). Resistono invece tv a pagamento (-2%) e internet (-2,4%) mentre frena decisamente la tv gratuita (-5,9%). Per quanto riguarda i servizi postali invece, l'Agcom rileva un calo più contenuto a 6,9 miliardi (-2%) sul 2012.
Secondo l'Agcom, è proseguito nel 2013 il calo della pubblicità, si è registrata infatti una contrazione del 10,9% sul 2012, a 7,4 miliardi di euro. Nel dettaglio la pubblicità è crollata nei periodici (-24,1%) e nei quotidiani (-13,2%), mentre sugli annuari si è addirittura registrato un calo del 30%. Per quanto riguarda la televisione, lo scorso anno la raccolta è calata del 10% a 3,2 miliardi, mentre quella sulla radio ha fatto segnare una frenata del 6,4% a 461 milioni. In calo anche la pubblicità su internet (-2,5%).
La tv e la politica sono cambiate rispetto al 2000 anno in cui è stata disciplinata la par-condicio: per questo occorre che la politica rimetta mano alla legge per "coniugare la irrinunciabile esigenza di assicurare una efficace tutela del pluralismo informativo con l'evoluzione del panorama mediatico e politico". Così il presidente dell'Agcom, Angelo Cardani, nel corso della relazione annuale dell'Authority, sottolineando come le elezioni europee del 2014, hanno mostrato "che la comunicazione politica su cui il legislatore aveva costruito il baricentro della par condicio, rappresenta un veicolo di informazione ormai superato: i dati di ascolto evidenziano una scarsa attenzione del pubblico verso questa tipologia di programmi".
Nel merito si è espressa nell'introduzione alla relazione anche il presidente di Montecitorio: "Le regole della par condicio meritano di essere considerate un capitolo essenziale del dibattito in corso sulle riforme costituzionali e sulla legge elettorale". Boldrini è convinta che bisogna rimodellare le regole che assicurano parità di condizioni tra tutti i soggetti politici "sulla base delle scelte che faranno Senato e Camera: per garantire il giusto equilibrio, tra maggioranza e minoranze, tra diritti del governo e diritti delle opposizioni e per evitare che nell'informazione televisiva, ancora determinante nel processo di formazione degli orientamenti di voto, funzionino, per dirla col linguaggio delle riforma elettorale, troppe alte soglie di accesso".
"Spero che le forze politiche sappiano partecipare al dibattito sulla nuova Rai facendo un passo indietro, senza interferire, e liberandosi del radicato vizio di chiedersi 'al mio partito cosa tocca?', ma guardino ad un orizzonte più ambizioso: come il servizio pubblico può contribuire a darci un Paese più moderno, aperto, inclusivo, curioso, che rifiuti gli stereotipi, che sia capace di alzare lo sguardo oltre il cortile di casa". ha affermato inoltre Boldrini, auspicando "un dibattito che coinvolga non solo gli 'addetti ai lavori', ma tutti i cittadini che nella società, nella scuola, in famiglia, ogni giorno sperimentano gli effetti della comunicazione e chiedono al servizio pubblico di svolgere di più e meglio la sua funzione. Dalle polemiche innescate dal contributo Rai nel cosiddetto decreto Irpef è derivata una decisione del Governo che reputo importante e positiva: quella di anticipare il rinnovo della concessione tra lo Stato e l'azienda, senza aspettarne la prevista scadenza del maggio 2016. La discussione pubblica dei suoi contenuti è un'occasione di straordinaria importanza per capire quello che i cittadini vogliono e quello che allo sviluppo della nostra società può venire da un servizio pubblico profondamente riformato. Mi auguro davvero che la consultazione annunciata per i prossimi mesi sappia coinvolgere coloro che operano nel settore, ma ricordando che tutti coloro che pagano il canone meritano di essere considerati 'azionisti di fatto'".
"La crescente importanza della rete non deve indurre a trascurare il pluralismo informativo italiano, che fa i conti con una situazione dura", ha anche sottolineato la presidente della Camera, che ha ricordato che nel 2013 vi è stata "una fase difficile dell'emittenza locale". "Si tratta - ha aggiunto - di voci che si stanno spegnendo e che rischiano di rendere più povera l'offerta informativa, essenziale in democrazia".
"L'Italia continua a mostrare segnali di debolezza nello sviluppo e nella penetrazione di reti digitali di nuova generazione e di accesso ai servizi più innovativi", ha rilevato Cardani. "Sebbene nell'ultimo anno si sia parzialmente ridotto il divario digitale dell'Italia rispetto alla media europea, molti sforzi restano da compiere e in questo comune obiettivo l'Agcom farà la sua parte". Il presidente Agcom ha poi ricordato il ruolo dell'Authority nella risoluzione arbitrale delle controversie tra "operatori e operatori-utenti, che ha ridotto i tempi del contenzioso, avvicinando i contendenti all'accordo".
A tre mesi dall'entrata in vigore del regolamento per la tutela on line del diritto d'autore, "i primi risultati mostrano come l'Autorità stia effettivamente perseguendo l'obiettivo virtuoso che si era prefissata nell'affrontare il delicato tema della tutela del diritto d'autore online". Lo ha affermato Cardani. "Numerose procedure avviate, infatti -ha riferito Cardani- si sono concluse con l'adeguamento spontaneo di uploader, provider e gestori di siti internet alle richieste dell'Autorità, mostrando una risposta positiva della rete alle attività di contrasto alla pirateria, a riprova dell'efficacia del sistema introdotto". L'intervento dell'Autorità, ha sottolineato ancora il presidente dell'Agcom si fonda "per altro, sulla convinzione che il contrasto alla pirateria non possa limitarsi solo all'opera di contrasto, ma debba essere accompagnata da una serie di azioni positive volte a creare una cultura della legalità, nella fruizione dei contenuti".
Lo scorso anno il fatturato dell'intero settore delle comunicazioni ha registrato un fatturato pari a 56,1 miliardi di euro, in calo di 5,4 miliardi (-9%) rispetto ai 61,4 del 2012 (quando si era registrato un calo sul 2011 del 6,7%). Una dinamica negativa - spiega l'Agcom - imputabile oltre che alla generale crisi del settore, dal calo dei prezzi dei servizi. Nel dettaglio, lo scorso anno il comparto Tlc ha registrato un calo di fatturato del 10,7% a 34,4 miliardi, affossato in gran parte dal crollo del fatturato sulla rete mobile (-13,8%). Il valore del comparto media (radio, tv, internet, quotidiani e periodici) si è attestato invece a 14,7 miliardi (-6,9%), spinto al ribasso soprattutto dai periodici (-17,2%) e dai quotidiani (-7%). Resistono invece tv a pagamento (-2%) e internet (-2,4%) mentre frena decisamente la tv gratuita (-5,9%). Per quanto riguarda i servizi postali invece, l'Agcom rileva un calo più contenuto a 6,9 miliardi (-2%) sul 2012.
Secondo l'Agcom, è proseguito nel 2013 il calo della pubblicità, si è registrata infatti una contrazione del 10,9% sul 2012, a 7,4 miliardi di euro. Nel dettaglio la pubblicità è crollata nei periodici (-24,1%) e nei quotidiani (-13,2%), mentre sugli annuari si è addirittura registrato un calo del 30%. Per quanto riguarda la televisione, lo scorso anno la raccolta è calata del 10% a 3,2 miliardi, mentre quella sulla radio ha fatto segnare una frenata del 6,4% a 461 milioni. In calo anche la pubblicità su internet (-2,5%).
La tv e la politica sono cambiate rispetto al 2000 anno in cui è stata disciplinata la par-condicio: per questo occorre che la politica rimetta mano alla legge per "coniugare la irrinunciabile esigenza di assicurare una efficace tutela del pluralismo informativo con l'evoluzione del panorama mediatico e politico". Così il presidente dell'Agcom, Angelo Cardani, nel corso della relazione annuale dell'Authority, sottolineando come le elezioni europee del 2014, hanno mostrato "che la comunicazione politica su cui il legislatore aveva costruito il baricentro della par condicio, rappresenta un veicolo di informazione ormai superato: i dati di ascolto evidenziano una scarsa attenzione del pubblico verso questa tipologia di programmi".
Nel merito si è espressa nell'introduzione alla relazione anche il presidente di Montecitorio: "Le regole della par condicio meritano di essere considerate un capitolo essenziale del dibattito in corso sulle riforme costituzionali e sulla legge elettorale". Boldrini è convinta che bisogna rimodellare le regole che assicurano parità di condizioni tra tutti i soggetti politici "sulla base delle scelte che faranno Senato e Camera: per garantire il giusto equilibrio, tra maggioranza e minoranze, tra diritti del governo e diritti delle opposizioni e per evitare che nell'informazione televisiva, ancora determinante nel processo di formazione degli orientamenti di voto, funzionino, per dirla col linguaggio delle riforma elettorale, troppe alte soglie di accesso".
"Spero che le forze politiche sappiano partecipare al dibattito sulla nuova Rai facendo un passo indietro, senza interferire, e liberandosi del radicato vizio di chiedersi 'al mio partito cosa tocca?', ma guardino ad un orizzonte più ambizioso: come il servizio pubblico può contribuire a darci un Paese più moderno, aperto, inclusivo, curioso, che rifiuti gli stereotipi, che sia capace di alzare lo sguardo oltre il cortile di casa". ha affermato inoltre Boldrini, auspicando "un dibattito che coinvolga non solo gli 'addetti ai lavori', ma tutti i cittadini che nella società, nella scuola, in famiglia, ogni giorno sperimentano gli effetti della comunicazione e chiedono al servizio pubblico di svolgere di più e meglio la sua funzione. Dalle polemiche innescate dal contributo Rai nel cosiddetto decreto Irpef è derivata una decisione del Governo che reputo importante e positiva: quella di anticipare il rinnovo della concessione tra lo Stato e l'azienda, senza aspettarne la prevista scadenza del maggio 2016. La discussione pubblica dei suoi contenuti è un'occasione di straordinaria importanza per capire quello che i cittadini vogliono e quello che allo sviluppo della nostra società può venire da un servizio pubblico profondamente riformato. Mi auguro davvero che la consultazione annunciata per i prossimi mesi sappia coinvolgere coloro che operano nel settore, ma ricordando che tutti coloro che pagano il canone meritano di essere considerati 'azionisti di fatto'".
"La crescente importanza della rete non deve indurre a trascurare il pluralismo informativo italiano, che fa i conti con una situazione dura", ha anche sottolineato la presidente della Camera, che ha ricordato che nel 2013 vi è stata "una fase difficile dell'emittenza locale". "Si tratta - ha aggiunto - di voci che si stanno spegnendo e che rischiano di rendere più povera l'offerta informativa, essenziale in democrazia".
"L'Italia continua a mostrare segnali di debolezza nello sviluppo e nella penetrazione di reti digitali di nuova generazione e di accesso ai servizi più innovativi", ha rilevato Cardani. "Sebbene nell'ultimo anno si sia parzialmente ridotto il divario digitale dell'Italia rispetto alla media europea, molti sforzi restano da compiere e in questo comune obiettivo l'Agcom farà la sua parte". Il presidente Agcom ha poi ricordato il ruolo dell'Authority nella risoluzione arbitrale delle controversie tra "operatori e operatori-utenti, che ha ridotto i tempi del contenzioso, avvicinando i contendenti all'accordo".
A tre mesi dall'entrata in vigore del regolamento per la tutela on line del diritto d'autore, "i primi risultati mostrano come l'Autorità stia effettivamente perseguendo l'obiettivo virtuoso che si era prefissata nell'affrontare il delicato tema della tutela del diritto d'autore online". Lo ha affermato Cardani. "Numerose procedure avviate, infatti -ha riferito Cardani- si sono concluse con l'adeguamento spontaneo di uploader, provider e gestori di siti internet alle richieste dell'Autorità, mostrando una risposta positiva della rete alle attività di contrasto alla pirateria, a riprova dell'efficacia del sistema introdotto". L'intervento dell'Autorità, ha sottolineato ancora il presidente dell'Agcom si fonda "per altro, sulla convinzione che il contrasto alla pirateria non possa limitarsi solo all'opera di contrasto, ma debba essere accompagnata da una serie di azioni positive volte a creare una cultura della legalità, nella fruizione dei contenuti".
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