A livello globale, dall’inizio del 2013, nel settore industriale racchiuso nell’acronimo Tmt (Technology, Media & Telecommunications) si sono completate, tra acquisizioni, fusioni, accordi commerciali e partnership, 213 operazioni per un controvalore che supera di gran lunga i 500 miliardi dollari. Il tutto per rinverdire il concetto di media company (tv e tlc) integrata che è il vero futuro del mercato.
L’oscar degli affari va a Vodafone, il numero 1 mondiale delle tlc, che nell’autunno scorso per 130 miliardi di dollari è uscita dal capitale della joint venture americana Verizon Wireless vendendo la quota all’ex alleato Usa. Mentre l’ultimo deal da registrare, almeno su scala europea, è l’ingresso, datato 7 luglio, di Telefonica nel capitale di Mediaset Premium: 100 milioni per l’11%. Di ben altra taglia il pacchetto dell’8,27% di América Mòvil che all’inizio di questo mese AT&T ha rivenduto a Carlos Slim per 5,57 miliardi di dollari. Ora, in ottemperanza al nuovo impianto regolatorio approvato dal Congresso messicano per aumentare la concorrenza nei mercati della telefonia fissa e mobile, Slim avvierà il break up di América Mòvil che attraverso Telmex e Telcel ha l’80% e il 70% dei due business.
Sono queste le motivazioni che fanno dire ad analisti, consulenti, banker e investitori che il 2014 è, e sarà, l’anno della grande rivoluzione del dorato mondo Tmt. Con due elementi distintivi: le Telco che hanno perso ricavi e margini sui servizi tradizionali saranno giocoforza protagoniste assolute del risiko e i contenuti, di qualità o meglio esclusivi, saranno l’indiscusso oggetto del contendere. E tra questi ultimi, l’attenzione si concentrerà sul calcio, l’unico soprattutto Europa in grado di scatenare appetibili e battaglie legali, tra i vari broadcaster in campo.
di Andrea Montanari
per "Milano Finanza"
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