lunedì 14 luglio 2014

Telefonica, sempre più tv sul modello Hbo

Il 19 giugno, data della proclamazione di Felipe VI, giornata storica per la Spagna. Ovviamente per l’avvicendamento al trono. Ma non solo. Quella cerimonia, trasmessa in mondovisione, non è stata ripresa dalle telecamere dell’emittente pubblica Tve, come era sempre accaduto finora nel caso di eventi di portata istituzionale. No, è un prodotto targato Telefónica. Segnale evidente del fatto che il gigante delle tlc - come ripetono con sempre maggiore insistenza gli analisti del settore, usando una formula gergale - ormai «va a por todas». Ossia, si gioca il tutto per tutto. E lo fa in un campo, come quello televisivo, che giurava di aver abbandonato per sempre un decennio fa. Allora, sommersa dai debiti, fu costretta a disfarsi di Antena3 e, poco dopo, a sciogliere la divisione Admira Media, alla quale faceva capo la pay tv Via Digital, obbligata alla fusione con Canal Satelite Digital, controllata da quella che all’epoca era la corazzata del Grupo Prisa. Ora fa il cammino esattamente inverso. E non per capriccio o tentando un nuovo salto verso l’ignoto. Il panorama è radicalmente cambiato, la telefonìa tradizionale è in declino e il business si sostiene solo con una forte scommessa sul settore televisivo.

In più, gli scenari interni si sono rovesciati. Il colosso della comunicazione fondato da Jesús de Polanco, editore del quotidiano El País, ha accumulato un indebitamento monstre da 3 miliardi di euro. Così che la società guidata da César Alierta non ha avuto difficoltà a restituirgli il favore, inghiottendo per intero la compagnia nata sulle ceneri di Canal Satelite: Telefónica, che già controllava il 22% di Digital Plus, ha acquistato un mese fa per 750 milioni il 56% appartenente a Prisa, e sta per staccare un ulteriore assegno di 335 milioni per ottenere da Mediaset il pacchetto azionario mancante, che gli consentirà di avere il controllo totale sulla società. A questo, poi, si aggiunge l’ultima operazione sul fronte italiano, con l’ingresso nel capitale di Mediaset Premium. Uno «shopping» costoso ma calibrato, che non ha nulla di casuale.

La «teleco» spagnola ha una strategia precisa, che si va delineando a grandi passi. Il vero asso nella manica — quello con cui i top manager madrileni stanno presentando i loro piani di sviluppo ai grandi fondi d’investimento stranieri — è quello di trasformare Telefónica in una sorta di Hbo europea. Anzi, marcatamente spagnola, a sottolineare il peso ormai fondamentale a livello globale di una lingua parlata da circa 580 milioni di persone. La madrepatria ha in fondo una rilevanza marginale in fatto di numeri, rispetto al complesso del continente latino-americano, e agli stessi Stati Uniti dove, in prospettiva, gli «hispanohablantes» potrebbero superare i 100 milioni di persone. Produrre contenuti di alta qualità, film e serie televisive (come fa Hbo con un’infinità di titoli, da Sex and the City ai Soprano o Games of Thrones) significa trasformare la sua pay-tv in qualcosa di imprescinbibile. Produzione propria ed esclusiva. Un progetto che si basa sul rafforzamento di una piattaforma basata sul «quadruple play», che sta portando già risultati rilevanti alla compagnia nel suo complesso: l’offerta «fusión», che integra in un solo pacchetto telefonìa fissa e mobile, fibra ottica ad alta velocità per il collegamento Internet e 80 canali di Movistar Tv, consente di far quadrare il cerchio. La scelta «all in one» limita i danni sul fronte telefonico (il fisso non genera più guadagni, il cellulare dà sempre meno introiti, ma quantomeno la compagnia ha potuto bloccare la recente fuga di abbonati, determinata da una guerra delle tariffe scatenata dagli avversari di Vodafone e Orange), e permette di concentrarsi sulle sfide del futuro.

Sfide televisive, appunto. Con margini di crescita impressionanti se si pensa che, solo in Spagna, gli attuali 3,5 milioni di abbonati delle pay-tv potrebbero diventare 10 nei prossimi cinque anni. E all’estero (in Argentina, ad esempio, Telefónica controlla Telefé) si aprono enormi praterie. In quest’ottica nasce Telefónica Studios (produrrà almeno 25 film nei prossimi tre anni, oltre a un numero ancora indefinito di serie televisive). La nuova entrata nel portafoglio di famiglia, Digital Plus, porta in dote la ricchezza dei canali tematici di Canal+, mentre le forme di collaborazione con Mediaset Premium sono ancora tutte da esplorare. In gioco, e con un peso determinante in questo scenario, ci sono poi i diritti per i grandi eventi sportivi. Telefónica si è già assicurata, a partire dal 2016, la Formula1 e il mondiale di motociclismo. L’asta per la Champions sembra invece che abbia visto prevalere (anche se manca la conferma ufficiale dell’Uefa) il gruppo Mediapro. Il cui patron, Jaume Roures, è già comunque pronto a negoziare con Alierta perché le partite trasmesse dai suoi canali GolT vengano ospitate sulla piattaforma Movistar Tv. A un prezzo, questo sì, che si prevede particolarmente salato.

di Alessandro Oppes
per "La Repubblica"

Nessun commento:

Posta un commento